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LA STANCHEZZA DEGLI INSEGNANTI

Aggiornamento: 13 lug 2022


“Quando entrano in classe gli insegnanti sono già stanchi: perché in precedenza hanno dovuto assolvere una miriade di impegni, moduli da riempire, burocrazia, risposte su whatsapp”


Difficile negare la recente affermazione di Eraldo Affinati, se si conosce questa professione e come si svolge oggi.

Nei primi tempi della mia carriera ero esclusivamente concentrata sulla prestazione disciplinare e la gratificazione derivava dall’immersione nel fascino della mia materia e dalla buona riuscita dell’apprendimento. Non c’era nessuna fatica nel momento della lezione, perché gli studenti e le studentesse delle superiori, soprattutto nelle quinte, ma anche nelle altre classi, sono autonomi e gestiscono anche te nel tuo disorientamento senile. Ho visto invece molta fatica sul volto delle insegnanti della scuola elementare, dove ho lavorato per quattro anni: era dovuta allo sforzo continuo della relazione e della cura dei piccoli.

Nelle scuole superiori le normative per l’inclusione non erano ancora state istituite. Quando è stato introdotto l’obbligo di provvedere all’ adattamento della didattica ai bisogni degli alunni e alunne con disabilità e ai bisogni educativi speciali (BES), come la dislessia, lo svantaggio linguistico, l’ ospedalizzazione ecc., il lavoro è divenuto più simile a quello della scuola dei livelli inferiori, con una preparazione non standardizzata delle lezioni, ma conformata ogni volta alla classe o anche ai singoli. Allora ho perso la sensazione di leggerezza dei primi tempi ed è stato necessario un enorme sforzo di aggiornamento ed un maggiore impegno di prestazione ed emotivo. Alcuni e alcune insegnanti non hanno colto questa opportunità come miglioramento della didattica: hanno sentito e sentono questo come un peso inutile e credono che, non essendo obbligatoria, la scuola superiore non dovrebbe garantire tutto ma dovrebbe preoccuparsi esclusivamente dei risultati dell’apprendimento che devono rispettare i livelli stabiliti senza deroghe per nessuno. Hanno forse continuato in una percezione dell’insegnamento analoga a quella che vivevo anche io nei primi anni. Io ho cercato di fare tesoro della lezione di Andrea Canevaro, che ci ha lasciato recentemente, il pedagogista che ha introdotto la pedagogia speciale in Italia e che ha reso la nostra scuola una delle più avanzate al mondo. Sono stati cambiamenti vitali, ineludibili, seppure presentati dal ministero con farraginosità che a volte hanno inutilmente appesantito la sostanza preziosa dei provvedimenti.

Il malessere di cui parla Affinati è stato causato soprattutto dalle varie misure di politica scolastica, di cui tutti probabilmente hanno sentito parlare. Queste hanno portato un aumento enorme delle pratiche burocratiche, modifiche nelle indicazioni nazionali ma senza l’eliminazione di nessuna delle prescrizioni precedenti, l’aggiunta delle “educazioni” di tutti i tipi come se la scuola dovesse risolvere ogni problema sociale, l’aumento delle ore di cattedra per ogni insegnante , l’aumento del numero di studenti per classe, regole e misure confuse o contraddittorie, responsabilità e controlli innumerevoli ecc. Gli, le insegnanti sono stati sopraffatti e probabilmente questo ha provocato il rigetto di tutto, del bambino insieme all’acqua sporca.

Il lavoro dell’insegnante di per sé non ha orario: è un‘attività creativa, di cura, di relazione, deve essere scientificamente fondato e richiede procedure burocratiche rigorose. Per me è stato difficile porre un limite per non rinunciare al tempo libero e personale, ma lo scopo vale la pena. E’ impagabile sentirsi al servizio dei giovani e delle giovani affinché tutti e tutte, non uno e non una di meno, trovino lo spazio di formazione della propria identità e specialità, cioè di quella unicità che Canevaro sollecita a valorizzare.


Un breve ragguaglio sulla normativa sull’inclusione:


Un articolo sul grande pedagogista Andrea Canevaro, scomparso il 26 maggio 2022


Il sito della scuola Penny Wirton, fondata da Eraldo Affinati per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri: vale la pena scoprirne il metodo di insegnamento esclusivo. Eraldo Affinati ne scrive anche i libri di testo.

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